Serie A

Marotta: “Domenica primo derby a San Siro da proprietari”

Il presidente dell'Inter ha parlato di derby, di Nazionale e delle riforme necessarie per il calcio italiano

Marotta: “Domenica primo derby a San Siro da proprietari”

Intervenuto a margine di un evento Rcs, il presidente dell’Inter Beppe Marotta ha parlato del derby a San Siro, ma anche di mercato e di Francesco Pio Esposito.

Primo derby da coproprietari?

“C’è sana rivalità, è il bello dello sport. Amici sempre, antagonisti nei novanta minuti, in nome della sana rivalità sportiva. Speriamo che sia uno spettacolo per tutto il movimento calcistico. Prima volta che entriamo a San Siro nel derby da proprietari, significato epocale perché ha tracciato un solco importante per lo stadio nuovo. Grande rispetto per i valori per uno stadio come San Siro ha ottenuto negli anni passati”.

In queste ore la Nazionale conoscerà gli avversari per i play-off. C’è qualcosa da cambiare?

Dobbiamo stare tutti uniti per un obiettivo mondiale. L’esito finale sarà il momento della critica e dell’autocritica, non solo la componente federale, ma anche le società e i club. In un contesto che deve essere attenzionato meglio, oggi hanno già il pass per il Mondiale alcune società che nel ranking vanno oltre la cinquantesima posizione. I criteri per le europee credo siano da rivedere”.

Esposito ha giocato molto bene. Ve lo aspettavate così impattante?

“Era già un predestinato nel settore giovanile. Orgogliosi che indossi la maglia dell’Inter e arrivi dal settore giovanile. È uno spot importante, ci deve essere una sorta di emulazione per i nostri piccolini, si può arrivare molto in alto e rappresentare Inter e Nazionale”.

Ieri dalla Germania è rimbalzato il nome di Adeyemi.

“In questo momento non parliamo di mercato, la squadra sta rispondendo a pieno agli obiettivi, siamo orgogliosi di tutti i giocatori che compongono la rosa. Lo vedremo più avanti con i nostri direttori sportivi”.

Cosa teme di Allegri?

“Allegri è concretezza e cinismo”.

Il presidente dell’Inter ha parlato anche dello stadio:

“In Italia siamo dei grandi romantici. Siamo abituati a ricordare la stadio, ma il romanticismo deve andare di passo con la modernità e l’innovazione. Non so se tutti si ricordano, ma io sono entrato a San Siro nel 1966, a nove anni, ci si poteva spostare negli anelli, il primo anello era libero e aperto, i tifosi si potevano spostare. Oggi sarebbe utopistico. Sicuramente l’innovazione è andata di pari passo con la modernità e la sicurezza. Wembley, che è un’icona come San Siro, ed è qualcosa di storico, è stato battuto e non ci sono state tutte le polemiche che abbiamo avuto noi in questi anni”.

Marotta ha parlato anche delle riforme auspicate da tanti per migliorare il calcio italiano:

“Voglio fare un assist a Gravina. Siamo in un momento delicato. Arrivare al Mondiale uniti è importante e i club non devono essere in contrapposizione alla politica della Federcalcio. Non è colpa degli allenatori se i giocatori sono peggio del passato, sono valori diversi, con tutto il rispetto per chi porta la maglia della Nazionale. Negli ultimi 25 anni sono fallite in Italia 180 società, il 90% nella Lega Pro e il 10% nella Serie B e la Serie A. Il problema esiste perché c’è un’area professionistica troppo ampia che non si riesce a reggere. Bisogna garantire le infrastrutture. Oggi è in auge il tennis perché il singolo campione tira, che è Sinner. Non tutti si avvicinano al mondo dello sport perché ci sono altre attrazioni, ci sono gli iPad. I nostri talenti in passato sono cresciuti in aree povere e anche il mondo del settore giovanile per vivere devono far pagare le rette ai ragazzini. Se un operaio ha tre figli maschi e c’è una quota mensile non si può garantire lo sport. E anche in questo serve un intervento del governo sul diritto allo sport. Non è una polemica con il governo, è un problema che ci portiamo avanti da anni. Dobbiamo far sì che anche il sistema scolastico garantisca queste possibilità. Secondo intervento è quello di garantire delle strutture, che sono gli stadi, delle infrastrutture, che sono i centri di allenamento delle squadre, che oggi sono veramente carenti”.

Inter e Milan hanno entrambe proprietà straniere. Questo in conclusione il pensiero di Marotta sul tema:

“Ho avuto modo nel mio peregrinare nel mondo del calcio di avere a che fare con diversi tipi di figure. Mecenati del calcio come Zamparini, società italiane come la Sampdoria con la famiglia Garrone, la Juve con Exor e ora un fondo americano. Dico innanzitutto menomale che ci sono i fondi americani. La competività delle nostre proprietà è garantita: Oaktree ha condiviso tutto con il management italiano, che hanno mantenuto con intelligenza e hanno fatto degli investimenti. Ci sono circa due miliardi in ballo. Ora stiamo ristrutturando la Pinetina, Interello. E abbiamo investito anche nel calciomercato andando a prendere giovani che alzano il profilo patrimoniale. Se non ci fossero stati RedBird e Oaktree saremmo stati in difficoltà: competenze e creatività rimangono ma non so se ci sono finanziatori italiani che vogliono investire”.