La nuova era del Milan ha iniziato a prendere forma con un’inerzia che pochi si aspettavano. Dopo un’estate segnata da incertezze e dubbi sul futuro sportivo del club, l’arrivo di Igli Tare a fine maggio ha impresso una direzione netta, restituendo energia e ambizioni a un ambiente che da tempo attendeva un cambio di passo. Il direttore sportivo albanese, forte dell’esperienza maturata negli anni alla Lazio, ha dato il via a una ricostruzione profonda che ha trovato nel ritorno in panchina di Massimiliano Allegri il simbolo del nuovo corso rossonero. La scelta del tecnico livornese non è stata soltanto un messaggio alla Serie A, ma anche il punto di partenza di un progetto che punta dichiaratamente a riportare il Diavolo ai vertici.
Con Allegri, il Milan ha ritrovato compattezza, pragmatismo e una classifica che torna a profumare d’Europa. Le prestazioni di queste prime settimane hanno rinfocolato le speranze di un ritorno in Champions League, ma dalle parole di Tare emerge un obiettivo ancora più alto. “Sarei un bugiardo a dire ‘non voglio vincere lo Scudetto’. Per conquistarlo, penso che il percorso più corto sia attraverso tante sfumature, e il progetto tanto radicale, abbiamo portato 19 giocatori e ne abbiamo mandati via 23”. Una rivoluzione in piena regola, che il ds ha rivendicato anche durante il Social Football Summit, dove ha aggiunto: “Siamo sulla buona strada, ho il desiderio di vincere qualche trofeo importante con questo club glorioso. Dobbiamo essere umili. Ibra? A stare con lui ti diverti sempre”.
La stagione senza coppe europee, un’anomalia per una squadra del peso del Milan, si sta rivelando un vantaggio inaspettato. Le settimane libere dagli impegni internazionali stanno permettendo al gruppo di lavorare con continuità, costruendo meccanismi e identità senza la pressione del doppio impegno. Tare lo sa bene e lo ha sottolineato: “Ci sono stati tanti cambiamenti, ma abbiamo la possibilità durante la settimana di lavorare sui dettagli, cosa che giocando in Europa è impossibile. Possiamo gettare le basi per un futuro prossimo”. Parole che svelano la volontà di dare priorità al processo, oltre che al risultato.
Il legame con la sua precedente esperienza alla Lazio resta forte e costituisce un punto di riferimento per ciò che Tare vorrebbe portare anche a Milanello. “Eravamo una famiglia. C’era un senso di appartenenza importante, i risultati si sono confermati attraverso questa gestione e mi piace tanto riproporla al Milan. Quest’anno sono contento perché si è creata un’empatia molto grande con tutte le persone che lavorano a Milanello, ma anche tra staff e giocatori”. Una filosofia che punta a costruire un ambiente coeso, in cui ogni elemento riconosca il proprio ruolo dentro un progetto comune.
Il rapporto con Allegri rappresenta un altro tassello fondamentale di questa rinascita. I due si sentono spesso, come conferma lo stesso Tare: “Ci sentiamo parecchie volte, abbiamo un grande rapporto con lui. Max trasmette emozioni al gruppo”. E proprio questa sintonia, unita a un mercato massiccio e mirato, sembra aver riportato il Milan in una dimensione competitiva che mancava da tempo. Se il cammino sarà sufficiente per tornare a lottare per lo Scudetto sarà il campo a deciderlo; ciò che è certo è che, oggi, il Diavolo ha ritrovato una guida e una rotta chiara.