Nemmeno il più visionario degli ottimisti può ancora credere alla qualificazione diretta dell’Italia al prossimo Mondiale. L’idea di battere la Norvegia con nove gol di scarto non abita neppure nei sogni proibiti di chi vive di maglia azzurra e fede incrollabile. E il contesto non aiuta: Gattuso ha preso in mano una Nazionale già compromessa dopo la primissima gara del girone. Persa quella, il cammino verso il pass è diventato una salita impossibile.
Resta una domanda inevitabile, anche se ormai del tutto inutile: come può il nuovo Mondiale “extralarge” accogliere Paesi come Capo Verde, Curaçao, Uzbekistan o Suriname, mentre una Nazionale quattro volte campione del mondo rischia per la terza edizione consecutiva di guardare la competizione in tv?
E quando scatterà l’ora delle analisi sociologiche – i bambini non giocano più per strada, l’oratorio non è più quello di una volta – magari qualcuno ricorderà anche Ceferin, e il modo in cui ha accettato senza rumore le formule di qualificazione imposte dalla Fifa alle selezioni europee.
In tutto questo, Gattuso vuole almeno chiudere in bellezza. Sei partite, sei vittorie: è l’obiettivo che il c.t. si è dato per chiudere il girone senza rimpianti. Per provarci, cambierà mezza squadra rispetto al successo sofferto in Moldova.
Si riparte da Donnarumma, rientrante e pronto a guidare una difesa a tre, adattandosi così alle dinamiche di club dei suoi giocatori.
A destra agirà Di Lorenzo, in mezzo Bastoni, mentre il centrosinistra sarà affidato a Buongiorno o uno spostamento dell’interista con Mancini a completare il reparto.
Dal centrocampo in su, invece, non ci sono dubbi: Politano e Dimarco larghi, Locatelli, Barella e Frattesi a fare filtro e costruzione, con la coppia Retegui–Esposito a guidare l’attacco.