L’Inter è tornata al comando. E questa volta non è solo una questione di classifica, ma di identità. Dopo settimane difficili, con il tonfo di Torino e il passo falso interno contro l’Udinese, Cristian Chivu ha completato la trasformazione che da mesi covava sotto la superficie. Il successo contro la Lazio, netto e rabbioso, ha certificato una svolta che non è più solo tattica: è mentale, fisica e collettiva.
La nuova Inter
Da quando ha raccolto l’eredità di Inzaghi, Chivu ha scelto una strada diversa. All’inizio con prudenza, poi con decisione, ha plasmato la squadra secondo la propria visione. Gli allenamenti più intensi e lunghi, quasi il doppio rispetto al passato, hanno restituito vigore e fame a un gruppo che sembrava appannato. Ora l’Inter corre, pressa e aggredisce come non faceva da tempo, trasformandosi in un blocco compatto e feroce.
Non più possesso ragionato e fraseggi infiniti, ma recupero alto e verticalità immediata: questa è la nuova regola. L’Inter non culla più il pallone, lo scaraventa in avanti alla prima occasione utile. I 37 gol stagionali raccontano un cambio di mentalità profondo.
Scelte forti e fiducia totale
La rinascita passa anche dalle scelte. Quando parte dell’ambiente chiedeva la panchina per Sommer dopo l’errore con la Juve, Chivu ha scelto la via della fiducia, blindando il suo portiere e rilanciandolo. Ha rigenerato Calhanoglu, oggi regista totale e leader tecnico, e rimesso al centro del progetto uomini come Zielinski e Bisseck.
Ha gestito con equilibrio il ritorno di Thuram, dando comunque spazio a Bonny e Pio, e ha accettato il rischio di ruotare spesso l’attacco per mantenere alta la tensione.
È un’Inter costruita sul principio della responsabilità: chi scende in campo sa che deve meritarselo. E chi sbaglia non viene escluso, ma corretto.
Il carattere prima di tutto
Contro la Lazio, i nerazzurri hanno mostrato tutta la loro nuova anima: 26 falli commessi, a conferma di una cattiveria agonistica ritrovata e funzionale. In questa Inter, interrompere il gioco avversario non è più una vergogna, ma una strategia. È una squadra che sa quando colpire e quando fermarsi, che si compatta nei momenti di difficoltà e reagisce con orgoglio.
Una rivoluzione compiuta
Oggi la nave interista segue una rotta diversa. Le tracce del recente passato sono lontane, sostituite da un gioco diretto, fisico e verticale. Chivu ha saputo guidare la transizione senza scosse apparenti, ma con decisione e continuità.
Il risultato è un gruppo rigenerato, affamato e unito, che guarda la Serie A dall’alto e si prepara ad affrontare la seconda parte di stagione con autostima e consapevolezza.
La rivoluzione romena, iniziata in silenzio, è ormai una realtà: l’Inter non è solo tornata grande. È tornata sua.