«Possedere il Milan è la cosa più difficile che io abbia mai fatto». Con questa frase, Gerry Cardinale, proprietario del club rossonero tramite il fondo RedBird Capital & Partners, ha riassunto al podcast americano The Varsity la complessità di guidare una società storica come il Milan, tra ambizioni sportive e rivoluzione economica.
«Dipende molto dal contesto in cui operi — ha spiegato —. L’ecosistema del calcio italiano è resistente al cambiamento, ma è proprio questa la mia sfida. In tre anni di proprietà siamo diventati positivi nel flusso di cassa per la prima volta in 17 anni, e ogni risorsa viene reinvestita nella squadra. Abbiamo speso più di chiunque altro in Serie A nell’ultimo mercato e stiamo costruendo un nuovo stadio, non per profitto personale, ma per trasformare il profilo finanziario del club e portarlo al livello delle squadre di Premier League».
Proprio la Premier League, secondo Cardinale, rappresenta la vera competizione: «Non sono le altre 19 squadre di Serie A i nostri rivali, ma la Premier. È un buco nero economico che assorbe ricchezza dal resto d’Europa: hanno quasi quattro volte le nostre entrate televisive. In Italia il campionato è equilibrato, ma non veniamo ricompensati. All’estero, nessuno vuole vedere partite come Cagliari-Lecce, e questo è un problema strutturale».
Il nuovo impianto, progettato con l’esperto Tim Romani, sarà cruciale per la rinascita rossonera: «Voglio condividere il modello con gli altri club italiani, perché la mia vera concorrenza è la Premier League, non la Serie A».
Sulla visione imprenditoriale, Cardinale ha chiarito la sua celebre battuta: «Quando ho parlato di “Berlusconi 2.0”, la mia PR è impazzita (ride). Intendevo dire che voglio innovare, come fecero Berlusconi o Steinbrenner, ma oggi bisogna farlo in modo diverso. Serve un nuovo paradigma economico che renda sostenibili tutti i club. Marchi come AC Milan o Paramount hanno più di un secolo di storia, ma vanno riscritti, adattandoli al futuro».
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