Ospite del Festival dello Sport per l’evento “Il mio calcio, la mia vita”, Luciano Spalletti ha parlato dell’esperienza in Nazionale e non solo.
FARE GRUPPO
“Creare un gruppo fa la differenza. Quando si riesce a essere comunicativi, quando si diventa un gruppo forte, poi lì dentro un giorno siamo di un livello superiore. Quando anche i talenti mettono le loro caratteristiche al servizio della squadra e lo fanno in maniera collaborativa, poi qualsiasi squadra può diventare speciale. Col talento diventa più facile, ma il talento non è solo quello che dribbla e fa il colpo di tacco, è anche quello che pedala che ha personalità, che ringhia addosso a tutti. Gattuso è uno di talento, quelle qualità lì servono. Non tutti ce l’hanno questa dote a quel livello lì. Io ho fatto tutte le categorie, mi manca solo la prima categoria da giocatore. I calciatori forti ci vogliono, quando ho preso posizione forte è perché c’era un ego spropositato, per me è stato fondamentale avere un grande rapporto coi calciatori, io li ho amati, li ho difesi a spada tratta. Mi è successo qualche volta di mettermi di traverso”.
NAZIONALE
“Avrei preferito non fare brutta figura con la Nazionale. Ho commesso l’errore di trasferirgli troppo questo mio amore per il calcio. Ho sentito dire delle cose, per cui ho tentato di trasferirgli quello che era il mio modo di vivere questo sport, la mia professione. E lì ho sbagliato, li ho intasati per cose dette e richieste. Ora ai calciatori serve di più essere leggeri, le pressioni sono tante. Ho tentato di far capire che il calcio è una cosa seria, sono successe subito due cose antipatiche. Ci sono arrivati a prendere due giocatori nel ritiro. Probabilmente gli sono entrati negli ingranaggi e non gli ha fatto bene. Un allenatore deve essere bravo a capire come trasmettere le cose”.
ACERBI
“Sono sempre di più quelli che trovano scuse o motivazioni per non assolvere i propri impegni e per non prendersi le responsabilità. Sono meno quelli che ci mettono la faccia. In questo caso la possibilità c’era stata di dirmi quelle cose che ha detto dopo. Convocazione di 20 giorni prima, non dici nulla. Poi il giorno prima ti telefono e ti dico guarda avevi ragione tu, in campo un allenatore deve essere sempre disponibile a valutare il campo e il campo diceva che era ed è uno dei più forti. Poi c’era stata la semifinale col Barça e aveva fatto gol. Io gli ho detto il campo ha detto che sei uno dei più forti, prima volevo puntare sui giovani per farli crescere, poi il campo ha detto che sei ancora un leader quindi avevo pensato di convocarti per la partita chiave. Gatti, Buongiorno infortunati, tra lui e Mancini avevo scelto lui. L’ho chiamato, mi ha risposto e mi ha detto se lei dice così allora vengo. Per cui l’ho convocato, poi sono passati 3-4 giorni ha giocato la fine, a 3-4 giorni dalla partita mi ha scritto e ha detto che non sarebbe venuto. Io l’ho chiamato e ha ritirato fuori la situazione di Juan Jesus. Anche lì eravamo intervenuti, sono cose delicate per il nostro calcio. Eravamo tutti partecipi della scelta, non è che potevo fare un colpo di testa. Avevo uno come Buffon a fianco. Se si è creato la soluzione per non avere la responsabilità di quello che è successo ed è contento, sono contento per lui”.
CAMPAGNA BATTE CITTA’
“Lì mi sento bene, è come uscire da questa gabbia dove sono in città. Lì ci sono gli spazi e i tempi giusti. Il rumore della pioggia e fare la corsa sotto la pioggia in campagna dove percepisci il vento… Lì si riconosce il bisogno delle stagioni, ti vengono a prendere dentro casa”.
CELLULARE NELLO SPOGLIATOIO
“Una volta ero nello spogliatoio della Roma, a quei tempi si facevano le regole dello spogliatoio. Una è era sul telefonino, se suona paga diciamo un euro… Se uno risponde 50 euro. Ovvio le proporzioni erano differenti. A Roma ci sono stato tanti anni, avevo un rapporto profondo coi giocatori, andavo anche a mangiare coi calciatori. Suona un calciatore, mi dicono è sempre lo stesso… Guardo e questo aveva il telefono in mano, tira fuori il portafoglio mi dà 50 euro e mi dice: no mister a questa devo rispondere. Il calciatore era Panucci… Il giorno dopo ne hanno fatto risuonare un altro, io non mi sono alzato dalla scrivania, perché per loro pagare era facile”.
BAGGIO
“Uno dei più grandi del calcio, questa tipologia ora manca. Manca un po’ di questa roba qua, che è un po’ la soluzione a tutto. Questa è la soluzione per tutti i discorsi che si fanno. Anche lui amante della natura, gli piace vivere in solitudine. Io quando sono da solo a pensare è la ricarica”.
L’ITALIA UN FARDELLO NELLA TESTA
“Fardello? Il mio è questo qui, ho il martellamento nella testa. Il dolore che mi provoca me lo devo vivere troppo. Tutti mi dicono che è esagerata, ma io devo avere a che fare con me poi. Sarebbe stato un controsenso dire sono in paradiso in Nazionale, per me lo era. Quando mi succede qualcosa di non corretto non lo dimentico facilmente. Io la reazione ce l’ho così. Se mi dicono poverino, io gli do una testata… Io non cerco quello. Sono disponibile, generoso, però mi fido anche di me stesso e se mi fai allenare una squadra si fa come dico io. A me nessuno mi ha mai regalato nulla, non ho mai avuto un procuratore, sono stato fortunatissimo, non mi è mancato nulla. Questa scaletta me la sono fatta da solo. Se tu mi fai allenare io sono a posto, non ho bisogno di altro. A me nell’Italia non mancava niente”.
MONDIALI
“Italia ci va sicuro ai Mondiali, ha calciatori forti. Gattuso molto bravo perché ha messo queste due punte davanti. Israele ha fatto vedere di avere delle qualità, l’ha vinta lui. Ha trovato delle soluzioni. A me sono successe un po’ di cose. Siamo andati a giocare quella partita lì al termine di un campionato che aveva logorato i calciatori. Inter che aveva preso 5 gol in finale, Kean, Buongiorno acciaccati. Lo stesso Bastoni era in dubbio, lui è stato bravo a volerci essere. Giocare quella partita lì in quel momento, con tutti gli infortunati, non è la stessa cosa che avere tutta la scelta. Io credo che questa Nazionale possa diventare forte. Poi bisogna metterci dentro questa roba qua”.
PIO ESPOSITO
“Abbiamo tutto, se no si vanno a creare pressioni. Secondo me ci sono 20-25 giocatori su cui si può costruire una grande Nazionale. Donnarumma, Di Lorenzo, Bastoni, Barella e Tonali sono dei top. Barella ha determinate caratteristiche e può giocare anche davanti alla difesa, poi ora c’è Pio Esposito che è veramente impressionante. Ti dà la convinzione che prima o poi avremo un padrone dell’area di rigore, ieri sera ha fatto un gol pazzesco per coordinazione e per come ha tirato la palla. Forse assomiglia a Bobo Vieri, ti ripulisce ogni pallone che gli arriva addosso. L’anno scorso l’ho seguito più volte a La Spezia ed è veramente forte”.
ICARDI E TOTTI
“Delusione Inter? Ci sono rimasto male, ho dovuto mettere mano a situazioni complicate. Icardi? Più che della sua vicenda era il suo contorno. Lui un bravissimo ragazzo, grande goleador, dentro l’area uno dei più forti che ho avuto. Se lo porti in giro per il campo ha difficoltà, ma se porti l’altra squadra a difendersi bassa, Mauro uno dei più grandi goleador.
In quel contesto di amore sfrenato nessuno lo ha aiutato. Io con lui ho avuto un bellissimo rapporto, era quello che gli si andava a dire che mi andava meno bene. Calciatore incredibile, in allenamento faceva cose ancora più belle di quelle che faceva in partita. Io allenavo l’Empoli ed ero lì a vedere Van Basten, Gullit, ero lì a vederli quando scendevano dal pullman. Quando andai alla Roma, lasciai l’Udinese coi tifosi sotto casa: Spalletti uomo di… Vado in macchina: a Roma non ti vogliamo. Allora pensavo ora mi fermo a Montaione. Totti è venuto nel mio ufficio, allenare Totti per me era una roba incredibile. E mi metto a fare un casino con un giocatore così? Non dormivo di sera, ma ho dovuto fare così. Roma diversa da Milano, dove si poteva andare in giro. Pace con Totti? Gli ho regalato una DeLorean al suo compleanno, perché a 40 anni qualcuno glielo doveva dire che poteva fare un altro anno, ma poi… Io non l’ho fatto smettere Totti e lì ho sbagliato. Io a volte lo volevo fare entrare anche prima, lui temporeggiava per entrare per ultimo. Poi faceva gol. Si entrava in campo dicevo non calciate che siete freddi, lui entrava scarpe slacciate e tirava una bordata all’incrocio. Abbiamo fatto uno spot insieme, sono stato felice di poterlo riabbracciare. Si è rifatto il gruppo whatsapp dove lui è dentro e sono felice e spero che capiti anche con Icardi. Ha fatto dei gol che mi ha fatto andare in Champions. In 15 anni ci sono arrivato credo 15 volte”.
IL NAPOLI
“Quando mi hanno detto di essere uno scugnizzo è stato un momento bellissimo. Cittadinanza napoletana, bellissimo. questo amore sfrenato ti metteva anche timore perché non sai dove può andare a finire. Primo anno ho vissuto in albergo di fianco alla camera di De Laurentiis, mandavo su a controllare se era lì per non vederlo prima di dormire. È un grande presidente. Il secondo anno ho vissuto a Castel Volturno, ci voleva tantissimo per arrivare per il traffico. Io quando alleno non facevo altro. Alzarsi e vedere le righe del campo per me era il massimo. Separazione? Era diventato difficile, De Laurentiis non mi ha mai parlato di un rinnovo di contratto, di un regalo per farmi vedere che mi voleva bene. Quando ha detto ai giornalisti che il campionato lo avrebbero vinto anche loro, è una roba che non si poteva sentire. Lui aveva detto Spalletti rimane perché aveva la prelazione altrimenti sarei dovuto rimanere fermo. L’anno dopo ha creduto di poter gestire la situazione da solo, si sa com’è andata e poi è andato a prendere un altro allenatore con una certa personalità. Napoli è come essere sulle montagne russe”.
FORMAZIONE IDEALE
“Quelli della Nazionale no, Donnarumma viene facile. Diciamo Sczesny… Modulo 4-3-3 o 4-2-3-1. a destra Di Lorenzo, a sinistra Jankulovsky. Difensori centrali: ho avuto Koulibaly, Kim, ho avuto l’allenatore dell’Inter Chivu… Mexes un pazzo ma era una forza. Mettiamo Koulibaly e Chivu. Mediani… Pizarro e De Rossi. Trequartista si mette Totti, Dzeko con me a Roma ha fatto delle robe… Metto Dzeko attaccante. Le ali: Kvara va messo per forza e poi Salah. Allenatore Agresti”.