Hans Nicolussi Caviglia ha il passo di chi ha imparato a guadagnarsi tutto, anche le parole. A Coverciano, davanti ai giornalisti, il centrocampista della Fiorentina non si nasconde e, anzi, mostra con naturalezza quella profondità che lo rende un personaggio diverso nel panorama del calcio italiano. La sua convocazione con la Nazionale maggiore è il culmine di un cammino tortuoso ma mai interrotto, fatto di infortuni, ripartenze e scelte coraggiose. E oggi, con la maglia azzurra sulle spalle, si prende anche il tempo per riflettere su ciò che sta accadendo dentro e fuori dal campo.
Il tema più delicato è inevitabilmente legato alla partita del 14 ottobre contro Israele, che si giocherà a Udine, in un contesto internazionale estremamente teso. Le parole del centrocampista, in questo caso, si muovono nel solco della linea federale: “Italia-Israele? Nel rispetto dei ruoli mi rifaccio a quanto già detto dal presidente Federale Gabriele Gravina. Dal punto di vista personale, lo sport è basato sul rispetto delle regole e verso gli altri. Mi auguro si agisca così anche in tutti gli ambiti, direi che ogni guerra è una sconfitta per l’umanità”.
Ma al di là dei temi politici, Nicolussi Caviglia è qui per parlare di calcio e della grande occasione che Gattuso gli ha concesso, in vista del doppio impegno contro Estonia e Israele. “Per me è importante essere qui, ringrazio il mister Gattuso per questa opportunità enorme”. Una chiamata che ripaga il lavoro quotidiano e che arriva in un momento non semplice per lui e per la sua squadra: “Alla Fiorentina non è un momento facile, ma ora penso alla Nazionale. Sono onorato di questa chiamata e proverò a dare tutto me stesso”.
Nel definire la propria identità calcistica, il centrocampista classe ’00 mostra consapevolezza e umiltà. “Ogni allenatore che ho avuto mi ha dato qualcosa di diverso, io cerco di giocare sempre in verticale ma poi sarà il mister a fare le scelte”.
Fuori dal campo, però, c’è molto di più. Nicolussi ha una passione autentica per la musica d’autore, che lo ha portato fino a Francesco Guccini. “È importante avere appigli e altri interessi fuori dal campo, ognuno ha i suoi. L’incontro con Guccini è nato perché fin da piccolo lo ascoltavo con mio papà, quando sono stato a Torino si è creato questo rapporto tanto da fare un pranzo insieme. È stato molto bello”.
Non mancano nemmeno le suggestioni cinematografiche, un altro ambito che lo affascina. Alla domanda su quale film possa rappresentare il suo percorso sportivo, la risposta arriva dritta da Stanley Kubrick: “Difficile, ci sono molti film che mi piacciono. Accosto il mio percorso a quello del protagonista di 2001, Odissea nello spazio. Superare difficoltà e poi arrivare al traguardo che si vuole”.
Quando si parla di modelli, infine, il discorso si fa tecnico, quasi filosofico. “Io mi sono sempre ispirato per la sua idea di calcio a Cruijff, è sempre stato un modello di ispirazione. In Italia abbiamo avuto Pirlo. Uno dei più grandi playmaker e centrocampisti moderni, da lui ho imparato molto avendo avuto la fortuna di conoscerlo”.
C’è spazio anche per un pensiero sul suo compagno di squadra Moise Kean, con cui condivide il passato nella Juventus: “Con Moise ci conosciamo da tempo, l’ho visto crescere. I giocatori non sono macchine, lui è un ottimo ragazzo che lavora sempre al massimo e penso possa tirare fuori le sue qualità. Anche di leadership, penso sia un attaccante che ha tutte le qualità per fare questo step”.
Nicolussi Caviglia è un profilo che incuriosisce perché sembra aver compreso che per restare nel calcio di alto livello, servono cultura, spirito critico e la capacità di trovare un senso anche nei passaggi più difficili. Come in un film di Kubrick.
