C’è un’aria carica di attesa nel Milan, dove la stagione sembra appesa a un solo filo: quello tra Rafael Leao e l’allenatore Massimiliano Allegri. Dopo la deludente prestazione contro la Juventus, i rumor su una spaccatura sono divenuti più concreti. Lo sfogo dell’allenatore è avvenuto nello spogliatoio, al termine di una gara che ha messo in evidenza lacune che non sono solo tecniche, ma soprattutto mentali. Allegri ha voluto far capire con chiarezza che l’impegno richiesto non può essere parziale: o si cambia registro, o si rischia di restare ai margini.
Il confronto è cominciato già nei minuti precedenti l’ingresso in campo: “Non mi fare inc…”, ha detto Allegri a Leao, segno che la tensione covava già. Durante gli attimi finali del match lo svedese ha mancato un tiro da due metri, poi, pochi istanti dopo, ha fallito un assist troppo facile. L’allenatore ha manifestato la propria esasperazione: mani sulla testa, passi nervosi, urla che hanno attraversato tutta la panchina. “Ora nello spogliatoio non fiata nessuno”, è stato il grido che ha chiuso la scena pubblico‑privata di Torino.
Quando tutti erano negli spogliatoi, Allegri ha affrontato Leao davanti a parte della squadra. La critica è diventata dichiarazione di principio: nel Milan serve continuità, presenza anche mentale, e forza nel non cedere ai momenti di difficoltà. Se il numero 10 non rialza il livello, non avrà il ruolo da protagonista che forse immaginava all’inizio. “Rafa, torna!” è stata una delle frasi registrate dagli operatori, non un incoraggiamento qualunque ma un segnale: serve un cambio di passo.
Va considerato che Leao è reduce da un’infortunio al polpaccio destro, che lo ha tenuto fermo per oltre un mese. Il suo ritorno contro Napoli e Juve non è riuscito a confermare prestazioni da grande protagonista, inevitabile che emergano fragilità fisiche e cali di rendimento. Tuttavia il problema non è solo questo: l’approccio alla partita, la costanza durante i novanta minuti, l’energia anche quando la gara sembra compromessa sono elementi che hanno attrito con i metodi di Allegri fin da subito.
Le parole di Adrien Rabiot nella Gazzetta appaiono come un monito per Leao: “Rafa ha 26 anni, il tempo passa veloce, spero si renda conto di poter competere con i più forti”. È il richiamo al fatto che l’età non dà per sempre credito, che il talento va alimentato con personalità e sacrificio. E la rosa rossonera oggi non gli garantisce automatismi: Gimenez e Nkunku sono pronti a prendere il suo posto se la sua presenza nei momenti chiave dovesse risultare incostante.
Dentro Milanello si percepisce che la stagione può prendere due vie: quella della riscossa, se Leao riesce a dimostrare che è un elemento affidabile ogni volta che viene chiamato in causa; oppure quella della delusione, se continui passaggi a vuoto comprometteranno la sua credibilità. Il rapporto con Allegri, fino a ora caratterizzato da richiami netti ma anche da fiducia sottotraccia, entra in una fase delicata. E se il filo che tiene uniti allenatore e attaccante dovesse spezzarsi, le conseguenze non saranno solo personali: rischierebbero di influire sull’assetto e sull’equilibrio di tutta la squadra.
