A volte non serve un’analisi tattica o una statistica dettagliata per riconoscere una verità evidente: basta ascoltare la pancia dello stadio. E a Bergamo, sabato sera, il messaggio era chiaro. Tra un mormorio e qualche fischio isolato, il pensiero era condiviso: “Il vero Lookman questa partita l’avrebbe vinta da solo”. Non un rimprovero, piuttosto una dichiarazione di fiducia. La sensazione diffusa tra i tifosi dell’Atalanta è che il miglior Lookman non sia lontano, e che il peggio sia alle spalle.
Perché la Dea ha bisogno del suo attaccante più imprevedibile, e la sosta arriva nel momento giusto. Dopo un’estate tormentata e un avvio rallentato, tra acciacchi e una condizione fisica ancora da affinare, il nigeriano è finalmente tornato a dare segnali di ripresa. La partita contro il Como e quella con il Bruges – le prime vere apparizioni stagionali – hanno mostrato che la scintilla è ancora lì, pronta a riaccendersi. È mancata la lucidità sotto porta, è vero, ma la fiamma del talento non si è mai spenta.
In tre occasioni nitide, Lookman ha avuto il pallone giusto per segnare. Quelle stesse situazioni che nella scorsa stagione avrebbero fatto esplodere il Gewiss. Questa volta, invece, sono finite larghe, o deboli, o semplicemente sprecate. Colpi imprecisi, ma riconoscibili: erano le sue classiche conclusioni, le giocate che lo hanno reso l’uomo in più nella passata stagione. Ecco perché a Bergamo nessuno lo mette in discussione. Piuttosto, lo si aspetta.
A pesare sul rendimento del numero 11 nerazzurro c’è un’estate difficile da decifrare. Lontano dal gruppo per buona parte della preparazione, Lookman ha pagato in condizione atletica e fiducia. Prima di tornare titolare contro Bruges e Como, aveva giocato solo 165 minuti con la sua nazionale a settembre e pochissimo in Serie A, se si escludono i tre minuti finali di Torino-Atalanta, più simbolici che utili. Troppo poco per un giocatore che vive di ritmo, accelerazioni e istinto offensivo.
Eppure, i segnali sono incoraggianti. Nella seconda partita ha aumentato il tempo effettivo in campo, ha perso meno palloni, ha vinto più duelli, ha dribblato meglio e creato più occasioni per i compagni. Manca solo la scintilla finale, l’istinto sotto porta. Ma è una questione di tempo. La gamba c’è, il coinvolgimento anche: Gasperini vede un giocatore di nuovo dentro al progetto, sereno, e pronto a tornare decisivo.
Il calendario ora lo porta di nuovo in nazionale, e mai come stavolta l’impegno con la Nigeria può diventare un’opportunità. Lookman affronterà Lesotho e Benin in due gare di qualificazione mondiale che promettono intensità, entusiasmo e minuti pesanti sulle gambe. L’occasione perfetta per ritrovare continuità, confidenza con il pallone e magari anche il gol. In un contesto che gli restituisce fiducia e stimoli, l’attaccante nerazzurro potrebbe rientrare a Zingonia tra dieci giorni con uno spirito nuovo.
Nel frattempo, Juric potrà lavorare con quasi tutta la rosa: solo nove i giocatori convocati in nazionale, molti meno del solito. Un’occasione preziosa per recuperare elementi importanti come Scalvini, Kossounou, Zalewski, Kolasinac e Scamacca. Per Bellanova servirà più tempo. Ma il rientro pieno di Lookman, quello vero, resta forse l’attesa più sentita. Perché il popolo atalantino lo sa bene: se il numero 11 torna a brillare, l’Atalanta potrà davvero alzare l’asticella.