Le parole del presidente

Marotta: "Chivu profilo adatto per i nostri obiettivi"

Marotta: "Chivu profilo adatto per i nostri obiettivi"

Marotta: "Chivu profilo adatto per i nostri obiettivi"
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Beppe Marotta ha deciso di rompere il silenzio. Dopo una settimana turbolenta, segnata dalla delusione per la finale persa e dall’improvviso addio di Simone Inzaghi. Dal palco del 'Festival della Serie A' in corso a Parma, il presidente dell’Inter ha fatto il punto su giorni complicati, tentando di rassicurare tifosi e ambiente. Nessuna improvvisazione, nessuna resa: solo la volontà di voltare pagina e ripartire con un progetto chiaro, in continuità con il percorso di crescita intrapreso dal club.

Sulle critiche piovute dopo la sconfitta col PSG e le decisioni successive, Marotta non si nasconde: "La risposta è semplice: è normale. Nel calcio se vinci sei bravo, se perdi molto di meno. È rimasto l'amaro in bocca a tutti per la nostra debacle di sette giorni fa, ma fa parte del calcio. Essere arrivati secondi non è un fallimento ma motivo d'orgoglio; essere arrivati in finale di Champions, che è la competizione più importante per club, è straordinario. Ed è ancora più straordinario averlo fatto per due volte in tre anni. Bisogna esaminare anche questo. Vero, c'è amarezza e profonda delusione, ma dico con decisione che la nostra stagione, che non è ancora conclusa perché ci sarà il primo Mondiale per Club dove noi e la Juve rappresenteremo l'Italia, è motivo d'orgoglio".

Il punto di svolta è arrivato martedì, con la dichiarazione di Simone Inzaghi: "Il calcio è un mondo dove tutto si brucia con velocità estrema, ma martedì noi abbiamo assistito ad una dichiarazione del nostro allenatore, che è stato l'attore principale, il quale ci ha detto 'Credo di ritenere finito il mio ciclo nell'Inter e preferisco fare una nuova esperienza'. Molti sostengano che ce lo potessimo immaginare, ma non è così perché l'avvicinamento alla finale ci ha portato a non toccare questo argomento nella settimana precedente. Dico con altrettanta schiettezza che Inzaghi ha preso questa decisione solo il lunedì successivo alla sconfitta col PSG".

La reazione, secondo Marotta, non è stata improvvisata ma nemmeno del tutto pianificata: "Abbiamo semplicemente incassato questa decisione che ci ha trovato parzialmente preparati, perché non c'era la certezza dell'addio, e ci siamo mossi. I giornali hanno dato i nomi più svariati, ma tutti profili completamente diversi. La prima cosa che va identificata quando si cambia un allenatore è identificarne il profilo, che è conseguenza di una strategia e delle linee guida".

E su questo punto, Marotta è netto: "Dopo che il management ha delineato la strategia, allora si va sul profilo adatto: ci serviva un allenatore giovane che sposasse in pieno le linee guida della società e che mettesse in atto una valorizzazione del patrimonio giovanile. L'Inter è un grande club e ha l'obbligo di partecipare alle competizioni tentando di vincere, e per questo sono necessarie tante qualità. Qualità che abbiamo ritenuto ci fossero nel caso di Chivu, di cui non posso dare ancora l'ufficialità perché c'è un aspetto burocratico sul tesseramento da superare con il Parma, ma chiuderemo con lui. È il profilo adatto per gli obiettivi che ho elencato".

Infine, un messaggio a chi parla di caos o di confusione nella gestione del momento: "Non è una forma di confusione, ma di coraggio, che è insito nei leader. L'importante è che ci sia una società forte, una proprietà forte e un programma ben definito".

Marotta, come sempre, prova a guidare la tempesta con la bussola della razionalità. Ora tocca a Chivu, con l’ufficialità attesa a giorni, raccogliere l’eredità pesante lasciata da Inzaghi. L’Inter volta pagina, con la speranza che sia l’inizio di un nuovo ciclo vincente.

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